Regia e Maschere:
Gener: Durata: |
Matteo Destro
Masquerade musical 80 minuti |
Libero adattamento de “L’Anfitrione” di Plauto
breve trama
Una banda di cantastorie racconterà, facendo uso di maschere, dell’intrigante e comica storia della nascita del potente Ercole. Si vedranno divinità possedute da umane passioni, servi alle prese con la libertà, guerrieri traditi, re indaffarati, messaggeri divini confusi, tutti protagonisti di quel mitologico intrigo che ha determinato il destino tragico dell’eroe.
Zeus si invaghisce dell’attraente Alcmena mentre Anfitrione, marito di lei, è alla guerra il “deus di tutti gli deus” prende le sembianze del prode guerriero simula il ritorno trionfale dalla battaglia e trascorre con l’ingannata signora una passionale e interminabile notte d’amore.
La dea Hera, accecata dalla gelosia, trova vendetta nel…
Da qui inizia la storia del potente Ercole, a voi, comuni mortali, non resta che sedervi comodi e godervi lo spettacolo.
spettacolo vincitore della 21° edizione del Festival Internazionale di Teatro di Lugano nel 2012
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rassegna stampa
- RASSEGNA STAMPA
- VINCE IL FESTIVAL
- Mario Bianchi
- Elena Livieri
- Rita Borga
- Rosanna Ratti
- Emanuela Dal Pozzo
- Carla Ferro
RASSEGNA STAMPA – ASPETTANDO ERCOLE
CON “ASPETTANDO ERCOLE” BARABAO VINCE IL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL TEATRO DI LUGANO
La compagnia di Piove di Sacco (Padova) si aggiudica il premio FRINGE/L’AltroFestival, dedicato ai migliori spettacoli al confine tra teatro per la gioventù e pubblico serale
“Per la scelta di reinterpretare un classico con modalità e linguaggi innovativi nel rispetto di tecniche e linguaggi propri della commedia”: con questa motivazione la giuria del concorso FRINGE/L’Altrofestival ha decretato vincitore domenica scorsa lo spettacolo Aspettando Ercole di Barabao Teatro nell’ambito del 21esimo Festival Internazionale del Teatro di Lugano, Bellinzona e Ascona.
Dopo il plauso della critica nostrana registrato lo scorso anno a Sguardi, vetrina del teatro contemporaneo veneto, e le oltre 30 repliche nel 2011 (in Regione amanon solo), la “riduculosa et tragica historia” del forzuto semidìo proposta dalla compagnia di Piove di Sacco (Padova) incassa ora un riconoscimento di livello internazionale.
A contendersi il premio, dedicato ai migliori spettacoli al confine tra teatro per la gioventù e pubblico serale, altre quattro compagnie elvetiche, tedesche e italiane. Tra tutte la giuria, composta da 10 studenti coordinati dal regista ticinese Olmo Cerri, ha scelto Barabao anche “per la grande capacità di coinvolgere ed entusiasmare il pubblico, per la grande precisione e per la capacità di padroneggiare diverse tecniche espressive finalizzate alla creazione di personaggi dalla personalità sempre intensa e credibile”.
Canto, maschere e brio sono infatti gli ingredienti scelti dalla compagnia per raccontare tra comicità e poesia le imprese (e le fatiche) di un Ercole non ancora nato.
L’originale rilettura dell’Anfitrione di Plauto vede in scena quattro cubi, altrettanti attori e sei irresistibili maschere costruite, in buona parte ad hoc, dal regista Matteo Destro, abile mascheraio riconosciuto a livello internazionale. Maschere affascinanti e uniche, che diventano tutt’uno con il corpo degli attori e insieme “si muovono” creando spazi e relazioni, in un palcoscenico altrimenti spoglio.
A riempirlo ci pensano Mirco Trevisan, Romina Ranzato, Ivan Di Noia, Cristina Catto Ranzato che cantano, fanno ridere e dall’intramontabile suggestione dei miti greci estraggono personaggi, sketch ed emozioni in grado di conquistare un pubblico eterogeneo.
Sarà una banda di cantastorie-buffoni a raccontare l’intrigante e comica vicenda della nascita del potente Ercole. Sotto gli occhi dei comuni mortali seduti in platea sfileranno divinità possedute da umane passioni, servi alle prese con la libertà, guerrieri traditi, re indaffarati, messaggeri divini confusi, tutti protagonisti di quel mitologico intrigo che ha determinato il destino tragico dell’eroe greco.
31 ottobre 2012 Carla Ferro
SGUARDI a Venezia: Rivista di teatro ragazzi EOLO
Si è svolta dal 9 all’11 giugno 2011 a Mestre il “numero uno” di SGUARDI festa/vetrina del teatro contemporaneo veneto, la rassegna delle migliori produzioni teatrali professionali nel territorio regionale, ideata dall’Associazione Produttori Professionali Teatrali Veneti con il sostegno della Regione del Veneto, del Comune di Venezia e della Fondazione di Venezia/Euterpe. Venezia che per tre giorni, ha proposto a pubblico e operatori 24 spettacoli in 7 sedi diverse tra il centro storico e la terraferma di Venezia.
L’8 giugno 2011 presso la sede della Fondazione di Venezia, la vetrina è stata anticipata da SGUARDIlab, il primo laboratorio rivolto agli operatori teatrali dal titolo “ Il teatro del territorio” con lo scopo di tracciare, elaborare e condividere riflessioni ed idee sulla sostenibilità delle arti teatrali nei territori della Regione del Veneto.
Come l’ anno scorso il programma della rassegna è stato selezionato da un comitato artistico presieduto dal critico Andrea Porcheddu che ha voluto proporre quest’anno all’interno della vetrina un nuovo spazio denominato “ Colpo d’Occhio”, sezione trasversale e aperta, che ha raccolto lavori ancora in divenire, prove aperte, assaggi di lavoro, letture di testi inediti della durata di 20 minuti ciascuno.
Programma composito, forse meno interessante dell’edizione 0, ma pur sempre pieno di tante suggestioni e di proposte che hanno inteso giustamente rompere gli steccati e così, pur non riuscendo a vedere tutte le ventiquattro proposte, abbiamo potuto gustare creazioni che hanno spaziato dalla prosa al teatro di ricerca, dal circo al teatro ragazzi […]
La sorpresa più interessante, per originalità e freschezza è senza dubbio Barabao Teatro. Aspettando Ercole è un ricco gioco mitologico in cui i quattro bravi attori (Mirco Trevisan, Romina Ranzato, Ivan Di Noia, Cristina Catto) si misurano con successo nel canto, negli sketch classici della Commedia dell’Arte, nelle tecniche di recitazione con maschere bellissime (opera di Matteo Destro).
Un quartetto vivace e pieno di brio che trova il giusto ritmo per toccare il registro comico e quello poetico. Barabao ci ha fatto ridere di gusto e ci ha fatto appassionare con grazia e sapiente leggerezza agli intramontabili miti greci, ci ha fatto vedere come una compagnia con attori giovani può essere inventiva e originale con professionalità.
Giugno 2011 Mario Bianchi
Il Mattino di Padova – Pane e Arte – LA SFIDA DEI BARABAO CHE VIVONO PER IL TEATRO
La sfida era di quelle difficili, che richiedono coraggio e determinazione. Vinta forse ancora no, ma la giovane compagnia teatrale Barabao è sulla buona strada. Romina Ranzato e il marito Ivan DiNoia, Cristina Catto Ranzato e Mirco Trevisan, il regista Matteo Destro: under quaranta, professionisti, giovani che hanno deciso di vivere della loro passione, il teatro. Partendo da una cittadina di provincia come Piove di Sacco, dova la compagnia Barabao ha mosso i primi passi nell’angusta cantina che a ogni pioggia si allagava e toccava provare le scene con gli stivali di gomma. E a Piove di Sacco Barabao ha ancora la sua sede e la sala prove dove nascono gli spettacoli e si tengono corsi di teatro per bambini. Stasera al Teatro Filarmonico di Piove di Sacco ci sarà il debutto del nuovo spettacolo “VII Non Rubare”. Ma torniamo ai protagonisti. Per le sorelle Ranzato il teatro è pane quotidiano fin da piccolissime: il papà Mario Antonio, scomparso prematuramente un paio di anni fa, aveva una grande passione per il palcoscenico ed è stato il fondatore della compagnia amatoriale “La Ribalta” tutt’ora in attività.
“Sia io che mia sorella non abbiamo avuto dubbi su quali studi intraprendere – racconta Romina – io sono andata all’Accademia di Teatro Integrato di Roma, lei alla Scuola Internazionale di Creazione Teatrale Kiklos di Padova. A Roma ho conosciuto Ivan e quando ci siamo diplomati avevamo dua possibilità davanti: rimanere a Roma e aspettare il colpo di fortuna oppure tornare a Piove dove non c’erano tante opportunità ma potevamo contare su uno zoccolo duro, cioè la mia famiglia che nel teatro ha sempre cerduto. Così dalla Ribalta è nato Barabao, un salto di qualità sicuramente, dove l’approccio amatoriale ha lasciato spazio a quello professionistico. Papà era uno degli attori, alla sua scomparsa è subentrato Mirco.”
La compagnia nasce così nel 2003 e sono seguiti anni difficili “All’inizio c’erano l’entusiasmo e la voglia di sfondare – ricorda Ivan – ma ci scontravamo con una realtà difficile. La cantina dove provare, il fatto che siamo sempre autoprodotti, la gavetta con gli spettacoli da strada, nei piccoli teatri dei paesi. La nostra forza è stata proprio la famiglia, il sostegno reciproco. Siamo cresciuti a piccoli passi ma quando è mancato Antonio è stato un trauma. Quando salivamo sul palco la sua assenza ci pesava tantissimo. Ma abbiamo deciso che la scommessa doveva essere su noi stessi e siamo ripartiti.” Sono stati anni di intenso lavoro sul territorio, nelle scuole, nelle biblioteche, con spettacoli per bambini e ragazzi.
L’anno scorso intorno alla storia del mito di Ercole, la compagnia trova l’alchimia perfetta. I quattro attori provano dalle 8 alle 10 ore al giorno e in poco meno di due mesi mettono insieme lo spettacolo “Aspettando Ercole” , rivelazione del 2010 con oltre trenta repliche in tutta Italia e richiesto anche all’estero. “Saliamo sul palco, improvvisiamo – raccontano gli attori – ci lasciamo condurre dalla storia che alla fine trova la sua dimensione. E’ successo così sia per Ercole che per il nuovo spettacolo che prende spunto da un fatto di cronaca di qualche anno fa. Ciascuno di noi ha più ruoli, cantiamo a cappella, creando anche la musica con la voce, non ci sono quinte, tutto accade davanti al pubblico. Alla realizzazione dello spettacolo – tengono a sottolineare attori e regista – hanno contribuito tante persone per costumi, acconciature, luci, scenografie, foto, riprese, musiche, arrangiamenti, organizzazione, segreteria e vogliamo ringraziare tutte di cuore.” Dalla commedia dell’arte di Ercole, Barabao passa a “VII Non Rubare” un inedito thriller teatrale “E’ una storia che emoziona – assicurano i protagonisti – facendo ridere, sogghignare e piangere, che scruta i rapporti tra le persone, che non dà risposte ma suggerisce domande.” Le premesse per un nuovo successo della giovane compagnia ci sono tutte.
04 Novembre 2011 Elena Livieri
Colpo d’occhio su Barabao Teatro: DALLA NOSTRA CANTINA DI SGUARDI
Ci ha visto giusto il critico Andrea Porcheddu, che ha curato la direzione artistica di Sguardi, a inserire all’interno della vetrina teatrale veneta, quasi in seconda battuta rispetto all’idea iniziale di programmazione, la sezione Colpo d’Occhio. Una risposta pro-positiva alla grande richiesta di partecipazione pervenuta, confermando allo stesso tempo l’intento che la manifestazione si prefiggeva: creare un momento di incontro e di visibilità per il più grande numero di produttori teatrali veneti di qualità. Piccolo e altro sipario di una bella vivacità, che ha destato curiosità ed entusiasmo, sebbene fosse previsto un tempo stringato di rappresentazione scenica. Venti, infatti, i minuti a disposizione, che forse non è poi così poco se si pensa alla buona riuscita del recente Speed dating teatrale a Meda, in cui le compagnie di produzione avevano a disposizione solo otto minuti per presentare a tavolino il proprio lavoro.
Non si è trovato particolarmente d’accordo però il gruppo Barabao Teatro, che rubando un minuto di tempo a loro disposizione, con ironia provocatoria, ha trovato in scena il modo per far sapere a tutti che quei pochi minuti gli stavano stretti. “Avremmo preferito che fosse una scelta più democratica, una frustrazione comune. Venti minuti per tutti, anche per non creare una divisione tra le compagnie, tra chi ha portato l’intero spettacolo e noi di Colpo d’Occhio” ci raccontano in una breve chiacchierata durante la pausa pranzo. Dopo questo piccolo sfogo ammettono però senza riserve che, per una manifestazione come questa, la tempistica breve, oltre ad offrire un ventaglio di proposte molto più ampio, è comunque sufficiente agli operatori per effettuare una scelta.
“Sguardi è stato comunque un’ottima occasione per uscire dalla nostra cantina”. Il gruppo, infatti, come la maggior parte delle compagnie italiane, non ha a disposizione uno spazio teatrale dove provare e montare il proprio spettacolo, ma solo una vera e propria cantina che ogni tanto, quando piove, si allaga e odora di umido.
“Lavoriamo lì, e questa difficoltà, assieme a tante altre, ci porta ad avere fame non solo di visibilità, ma anche della possibilità di migliorare come attori giorno per giorno, provando a dimostrare a chi è del mestiere che ci siamo anche noi”.
L’incontro con i Barabao Teatro è stato uno dei più felici della rassegna, conclusasi sabato. Ed è in effetti un peccato non avere visto per intero il loro “Aspettando Ercole”. Decidiamo quindi di “premiare” a nostro modo il loro atto coraggioso e la loro passione, scegliendoli fra le compagnie che hanno partecipato per raccontarvi qualcosa in più di loro.
C’è una bella allegria e una profonda passione nei loro occhi e nelle loro parole, semplici e spontanee, dotate di quella carica di chi ci crede nel valore del proprio lavoro, nato dal desiderio di arrivare al cuore del pubblico.
Mirco Trevisan, Ivan Di Noia, Romina Ranzato e Cristina Catto provengono da una famiglia di teatranti amatoriali di vecchia data. Iniziano a fare teatro con Mario Antonio Ranzato, padre di Romina e Cristina, negli anni ’80, per poi sviluppare una propria linea di studio: due di loro vanno a Roma all’Accademia di Teatro Integro, uno al Piccolo di Milano, e c’è chi resta a Padova e studia alla scuola Kiklos di Giovanni Fusetti. Quando si rincontrano, con in mano un bagaglio di esperienza ereditata, decidono che è ora di guardarsi dentro, capire cosa c’è, buttare un po’ tutto all’aria e svuotare per reinventare il loro modo di fare teatro.
Siamo partiti dal fondo per risalire la cima. Abbiamo scelto di ricrederci nuovamente. Quando si vive in una famiglia di teatranti non c’è solo l’aspetto dell’essere padre e figlio, ma c’è anche tutto il teatro: le cose si mescolano, si fondono, diventa un perdere completamente la dimensione. C’era quindi bisogno di perdersi per poi ritrovarsi e rielaborare.
Abbiamo cercato delle costanti, il gioco d’attore, uno stesso respiro, lavorando molto sull’improvvisazione, sul godimento di essere in scena. Da lì siamo ripartiti di nuovo insieme, grazie anche a Matteo Destro (regista dello spettacolo) che ci ha fatto rincontrare la poesia di questo lavoro”.
Il teatro di questo giovane gruppo padovano è particolare, originale, gioca in modo vivace sia con la commedia che con la tragedia, senza trascurare il lato poetico. “Aspettando Ercole” è una riscrittura ironica della tradizione plautina che utilizza la farsa, la maschera (molto belle quelle create dalle mani dello stesso regista) e la canzone, con una sorprendente precisione, capacità attoriale e attenzione del livello qualitativo di ciò che viene portato in scena.
“E’ molto bello scoprire un gruppo di provincia di cui non avremmo forse mai sentito parlare, che fa in quel luogo un’operazione così bella e forte dal punto di vista culturale”.
A parlare è il critico Antonio Audino, che ha partecipato alle ultime due giornate di Sguardi, ed è rimasto piacevolmente sorpreso dalla qualità del lavoro presentato, intravedendo nel gruppo un interessante fenomeno culturale, frutto tipico di una situazione regionale, in grado di accogliere con successo un vasto pubblico.
In effetti i Barabao Teatro difendono la loro appartenenza e la loro idea di teatro con forza, mettendoci sempre un pizzico di provocazione: “Se quello che vediamo è teatro, noi cerchiamo altro. Fatichiamo a riconoscerci in quelle forme artistiche performanti che trasbordano nell’arte contemporanea, a volte perdendo la costante poetica del teatro. C’è un fondo comune, ma mentre loro vogliono andare fuori, noi vogliamo sprofondarci, andarci dentro del tutto. Quello che ci interessa è arrivare al cuore del pubblico, attraverso l’atto semplice, come può esserlo il taglio di Fontana. Partire da dentro, da un dramma umano e arrivare fuori. Attraversare tutti. Cercare l’universale. Vogliamo che le grandi idee possano arrivare alla gente comune, alle nuove generazioni e non rimangano solo concetti sospesi. Altrimenti il teatro muore”.
14 Giugno 2011 Rita Borga
BARABAO con “Aspettando Ercole” per L’Ultima luna d’estate
La ridiculosa e tragica historia di una nascita. Opera ingegnosa, arguta e di meraviglioso piacere…”. Si racconta che un giorno gli umani… meraviglia delle meraviglie, per poter rappresentare la vicenda tragicomica degli dei, diventarono burattini e marionette insieme. S’inventarono un palcoscenico e ci misero sopra quattro grandi scatole: fecero insomma il teatro.
Così è per la Compagnia BARABAO in ‘Aspettando Ercole’, che va a narrando gli antecedenti della nascita del semidio, e dunque del suo destino.
Zeus si invaghisce della bella Alcmena, e mentre il marito di lei è alla guerra, il dio si finge di essere il suo consorte al ritorno, e giace con l’ignara. E poi c’è l’Olimpo, con la vendetta di Hera e l’Hermes disorientato, fino a giù, dagli umani, dove il piccolo Ercole/Eracle: sarà.
In sostanza, per iniziare gli aedi, i cantori, narrano il prologo della storia … e poi: tutto è metamorfosi che si fa rappresentazione. Gli umani, gli attori, in una sorta d’inganno prolungato che avviene sotto i nostri stessi occhi, assumono sembianze di pupazzo, e come la bella Alcmena si muovono come fossero sorretti dal di dentro da una grande mano, ed enfatizzati nei loro caratteri/tipo da sapienti maschere calzate di volta in volta, con quella fisionomia da marionetta che abbiamo avuto la fortuna di vedere da vicino nel retropalco della nota Compagnia Colla: occhi grandi e vicini, naso evidente, fattezze marcate. E ancora, quegli attori che finito il proprio temporaneo ruolo si appartano in scena, a lato, come se il puparo li avesse riposti per la notte.
Certo è l’inganno, il ribaltamento di situazione, lo svelamento, come nella commedia che si rispetti, a farla da padrone, ma qui non è soltanto nella scrittura della storia, ma anche nella sua forma, umani con fattezze di marionetta a rappresentare gli intrighi degli dei, che a loro volta prendono sembianze di umani per fingere di essere loro e far quello che loro fanno.
E poi il ‘gioco a quattro, per due’, ossia quattro attori per due personaggi, dove l’uno muove la bocca e l’altro emette la voce, o di nuovo le mani che diventano capigliatura, o aureola, o mimo dei sentimenti del momento.
E’ la commedia degli equivoci, ma la resa, ve lo garantiamo, è estremamente raffinata, le sottolineature mai caustiche, ma lievi, buffe, e infine incisive per quanto sagaci.
E’ la commedia dell’arte, ma la maschera tradizionale è semmai evocata, accostata, sfiorata nella memoria di chi sta a guardare, e si passa oltre, in qualcosa che ha odore molto contemporaneo, come l’insinuazione del ‘dubbio’, la molteplice identità, il concetto di libertà. In ogni caso si ride, si sorride molto, per questo MITO reso bislacco, demistificato, che sottende riflessioni non da poco, profonde e sfiorate con delicatezza come, qui riportiamo il concetto con nostre parole, che a esser servo si sa come fare, ma ad essere libero non te lo insegna nessuno.
Sono molte le trovate originali, come l’Opera per simular la ‘giacenza’, e il miscuglio delle parlate dialettali italiche tra cui prevale una spassosa inflessione veneta, alla Natalino Balasso per intenderci, e ancora la resa scenica con tableau vivant veramente d’effetto, e non ultima una drammaturgia scaltra che della ‘normalità’ fa l’arma più penetrante, vedi il problema di un pavimento troppo sdrucciolevole per la bella, e domestica, Alcmena, che del resto fa dell’aspettare il suo ruolo principe: ‘e speta, e speta’.
In sintesi, questo lavoro, pur rifacendosi alla commedia dell’arte o all’italiana, mostra spunti originali, imprendibili e sorprendenti. Insomma, alla prossima, s’ha da vedere. Ai ‘commedianti’, che chiedevano proposte dal pubblico, oserei suggerire un … finale magari irriverente, fantastico, immaginifico, alla Ariosto ‘de no artri’, come avrebbe detto Anfitrione.
Rosanna Ratti
Traiettorie.org – BARABAO TEATRO
Di notevole spessore l’unica piece teatrale in programma durante le tre giornate del Festival di strada di Caorle, allestita in piazza su di un palcoscenico montato per l’occasione e capace di catalizzare l’attenzione del folto pubblico, che ha potuto assistere ad una rappresentazione tanto essenziale e “povera” nella messa in scena, quanto complessa e ricca nella recitazione e nei contenuti.
La trama riprende situazioni, temi e personaggi della mitologia e si sofferma sulla figura di Ercole, ma anche indaga i conflitti, le passioni e le debolezze degli dei dell’Olimpo, primo tra tutti Zeus che, invaghitosi di Alcmena, e approfittando dell’assenza del marito Anfitrione, passa con lei tre notti sotto mentite spoglie, ingravidandola e suscitando la gelosia di Hera.
Da qui comincia la storia del nascituro di nome Ercole, destinato a grandi future imprese.
La riduzione del testo, rielaborazione libera di testi mitologici ad opera della Compagnia, apprezzabile per la sua capacità comunicativa, nonostante i colti riferimenti di cui il mondo mitologico è pieno, è apparsa particolarmente interessante per almeno due aspetti: diventa di per sé veicolo di cultura negli affreschi ben delineati del racconto e approfondisce tematiche di costante attualità come il significato della parola “libertà”, evocatrice di vincoli e di desideri, punto nodale di precari equilibri , interrogandosi se sia più comodo fare gli schiavi ed “eseguire,” senza il fardello della responsabilità di pensare e decidere.
La regia di Matteo Destro invece balza agli occhi per la scelta di una messa in scena corale, poliedrica, di canti, suoni e recitazione, in cui i bravi attori Mirko Trevisan, Romina Ranzato, Ivan Di Noia e Cristina Catto Ranzato si alternano con grande padronanza tecnica nei diversi linguaggi.
Allo stesso modo la forza comunicativa dei costumi di Manola Talato e le scene e gli oggetti essenziali di Francesco di Noia rendono lo spazio scenico/contenitore altrettanto versatile e trasformabile, più facilmente percorribile nel tempo oltre che in uno spazio continuamente reinventato.
Ma la vera qualità dello spettacolo sta nella costruzione delle bellissime maschere indossate, per buona parte dello spettacolo, dai quattro protagonisti, ad opera sempre di Matteo Destro, e nel loro magistrale utilizzo da parte degli attori.
Lo spettacolo dal titolo “ Aspettando Ercole – La ridiculosa historia di una nascita. Opera ingegnosa, arguta e di meraviglioso piacere che d’amor, destini e d’eroi tratta e non può che non porger diletto” è stato accompagnato dalle musiche di Francesco Basso.
03 Ottobre 2012 Emanuela Dal Pozzo
BARABAO TEATRO SBARCA A PADOVA CON “ASPETTANDO ERCOLE”
La compagnia piovese approda al Don Bosco con l’applaudita rilettura di Plauto: già oltre 30 repliche in Veneto e oltre, per una produzione che ha riscosso ovunque il plauso della critica
Raccoglie ovunque il plauso dei critici, ma vuole arrivare a ogni tipo di pubblico lo spettacolo di Barabao Teatro Aspettando Ercole, che approderà venerdì 25 novembre sul palcoscenico del teatro Don Bosco di Padova (zona Forcellini). Canto, maschere e brio per raccontare tra comicità e poesia le imprese (e le fatiche) di un Ercole non ancora nato. Dopo 30 repliche in Veneto e oltre, la “riduculosa et tragica historia” del forzuto semidìo sbarca dunque finalmente nella città del Santo. Un banco di prova importante per la giovane compagnia di stanza nella vicina Piove di Sacco, che proprio con questo spettacolo si è distinta lo scorso giugno a Sguardi, vetrina del teatro contemporaneo veneto.
L’originale rilettura dell’Anfitrione di Plauto vede in scena quattro cubi, altrettanti attori e sei irresistibili maschere costruite, in buona parte ad hoc, dal regista Matteo Destro, abile mascheraio riconosciuto a livello internazionale. Maschere affascinanti e uniche, che diventano tutt’uno con il corpo degli attori e insieme “si muovono” creando spazi e relazioni, in un palcoscenico altrimenti spoglio. A riempirlo ci pensano Mirco Trevisan, Romina Ranzato, Ivan Di Noia, Cristina Catto Ranzato che cantano, fanno ridere e, dall’intramontabile suggestione dei miti greci, estraggono personaggi, sketch ed emozioni in grado di conquistare un pubblico eterogeneo.
Sarà una banda di cantastorie-buffoni a raccontare l’intrigante e comica vicenda della nascita del potente Ercole. Sotto gli occhi dei comuni mortali seduti in platea sfileranno divinità possedute da umane passioni, servi alle prese con la libertà, guerrieri traditi, re indaffarati, messaggeri divini confusi, tutti protagonisti di quel mitologico intrigo che ha determinato il destino tragico dell’eroe greco.
Sarà una banda di cantastorie-buffoni a raccontare l’intrigante e comica vicenda della nascita del potente Ercole. Sotto gli occhi dei comuni mortali seduti in platea sfileranno divinità possedute da umane passioni, servi alle prese con la libertà, guerrieri traditi, re indaffarati, messaggeri divini confusi, tutti protagonisti di quel mitologico intrigo che ha determinato il destino tragico dell’eroe greco.
Carla Ferro
Mattino di Padova del 23 Novembre 2011
Gazzettino del 04 Novembre 2011
Il Corriere del Veneto 24 Novembre 2011
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